Cesare Cameli
La storia dell’attività fotografica sambenedettese ha
inizio nella seconda metà dell’Ottocento grazie ad un giovane monteprandonese, Cesare, figlio di una famiglia di coltivatori diretti benestanti, i Cameli, unico maschio insieme a tre femmine:
Rosina che sposerà Sgattoni Nazzareno (nonno di chi scrive), Elisa che sposerà Battista Sgattoni, ed Annunziata che avrà per marito Francesco Cavezzi, l’altro mio nonno. E’ stato indispensabile
fare questa premessa genealogica per capire come da quel precursore siano derivati tanti individui dediti nelle generazioni successive alla stessa professione, appunto... la
fotografia!
Cesare, su suggerimento di alcuni signori del luogo, viene
inviato a Roma ad apprendere il mestiere che si sta affermando, soprattutto in ambito borghese, cioè quello della fotografia, un’attività che avrà un altro iniziatore locale in campo
dilettantistico, il conte Ignazio Brancadoro e nella vicina Ripatransone il Marchese Alessandro Bruti Liberati
Il nostro personaggio ben presto impara l'arte e torna a
San Benedetto del Tronto e visto che due delle sorelle hanno sposato due agricoltori che lavorano per conto dei Brancadoro, decide di aprire uno studio in città.
Della sua attività, in un locale di via XX Settembre, abbiamo numerose testimonianze documentarie; su tutte ci piace ricordare quella dell’archeologo tedesco Teodoro Momsen, che per codificare efficacemente le sue scoperte archeologiche in area Truentina, si avvale della sua collaborazione e lo cita nel lavoro scientifico che produrrà successivamente.
Siamo in un periodo in cui San Benedetto sta diventando un
polo turistico di rilevanza e Cesare ha rapporti con tutti i pittori che si avvalgono della sua opera per riprendere scenari da rappresentare nei loro dipinti: Chatelain, De Carolis, Pauri,
Mussino, ecc. (direttamente o indirettamente, come è il caso di De Carolis che usa una sua macchina fotografica ma che si avvale del laboratorio di Cameli per lo sviluppo delle
lastre).
Nel frattempo egli ha costruito un villino sulla riva del mare e vi ha trasferito oltre alla residenza anche lo
studio.
Il nostro personaggio ha una passione straordinaria per la caccia ed è in questa attività che lo ritroviamo spesso
rappresentato accanto ad un cane, l’ultimo dei quali gli farà compagnia anche durante lo sfollamento, fino alla soglia dei suoi 90 anni, ed a cui dedicherà un quadro ad olio. Questa passione lo
porta in contatto con le numerose personalità di rango che allora frequentano la caccia e che faranno parte del suo entourage di prestigio.
Ma la sua opera viene esercitata anche per quanti scelgono San Benedetto del Tronto come luogo di soggiorno estivo ed è in uno di questi incontri che
finisce per doversi cimentare in duello.
Cesare è sempre rimasto scapolo, coltivando la passione per le donne in maniera consequenziale
al suo stato di maschio libero, spesso troppo audace. Ha forse insidiato una signora romana ed il marito cerca lo scontro per risarcirsi dell’onore violato.
La vicenda è sintetizzata in un verbale in cui si fanno anche i nomi dei protagonisti e dei testimoni.
Tra questi ultimi c’è un personaggio famoso, maestro di scherma, passato alla storia per i suoi successi olimpici ed internazionali nell’arte
schermitoria, Agesilao Greco. E’ stato proprio quest’ultimo, come mi raccontava il vecchio parente, ad aver condizionato il risultato della sfida, in quanto, prima dello scontro, su
esplicita sua richiesta, in quanto privo di qualsiasi cognizione della disciplina, si era fatto dare alcune istruzioni sui colpi da usare nella sfida.
Vertenza (vedi immagine sotto)
Cameli Cesare – Avv. Giuseppe
Chiara
in seguito ad alcune lettere vivaci scambiatesi
Verbale di scontro
10 Novembre 1894
Questa mane alle ore 11 in San Benedetto del Tronto e precisamente nell’Albergo
della Ferrovia, si sono riuniti il Sig. Filippo Bocci Bonafede e il Sig. Giovanni
Battista Savi come rappresentanti del Sig. Giuseppe Chiera, ed il Sig. Agesilao Greco
ed il Sig. Leandro Santucci come rappresentanti del Sig. Cesare Cameli, per comporre
la vertenza insorta fra i loro rappresentati a difesa del loro onore e della loro riputazione.
Convenuti i quattro rappresentanti ed esaminati i termini della quistione, i secondi del
Cameli senza discussione accordarono ai secondi del Chiera la scelta delle armi e le
condizioni, ma prima di fare appello alla sorte delle armi, i quattro rappresentanti
tentarono tutti i mezzi possibili per conciliare gli animi e comporre amichevolmente
la vertenza.
Ciò essendo riuscito vano, per la ferma volontà dei rappresentati, a malincuore i
quattro rappresentanti determinarono di pieno ed unanime accordo che il duello avesse
luogo con la sciabola esclusi i colpi di punta.
Il combattimento sarebbe cessato appena uno dei duellanti fosse ferito.
La direzione dello scontro è affidata al Sig. Greco.
Il combattimento avrà luogo lo stesso giorno alle ore 4 pomeridiane in località da
destinarsi.
in
fede:
Filippo Bocci Bonafede
Giovanni Battista Savi
Agesilao Greco
Verbale (vedi immagine sotto)
In seguito alla scontro avvenuto il 10 Novembre 1894 alle ore 4 pomeridiane in un salone del palazzo di proprietà della Sig.ra Contessa Montani in Santucci, in San Benedetto del Tronto.
Conforme agli accordi presi nella riunione avvenuta lo stesso giorno alle ore 11, fra i sottoscritti rappresentanti del Sig. Avv. Giuseppe Chiera e Sig. Cameli Cesare, alle ore 4 pomeridiane di oggi, nella indicata sala ebbe luogo uno scontro alla sciabola fra i Sig.ri Avv. Chiera e Cameli.
I duellanti impugnarono le armi, previo il saluto cavalleresco e il Direttore del terreno comandò l’attacco.
Al primo assalto, dato con colpi precisi e sicuri e colla massima lealtà dall’una e l’altra parte, l’Avv. Chiesa riportò una ferita lunga 6 centimetri sull’occipite sinistro, che dai chirurgi fu dichiarata guaribile in sei giorni.
I duellanti si portarono da perfetti gentiluomini, senza aver menomamente violata alcuna legge cavalleresca, e si separarono dopo essersi stretta la mano.
Onorati del mandato loro conferito, i sottoscritti hanno redatto in triplice copia il presente
verbale.
in fede:
Filippo Bocci Bonafede
Giovanni Battista Savi
Agesilao Greco
Essendo però quella dei duelli una pratica vietate dalla legge,
all’indomani del confronto Cesare Cameli deve fuggire in Francia, da cui rientrerà l’anno successivo, allo scadere della contumacia di legge, ma avendo con
l'occasione ulteriormente affinata la sua tecnica fotografica che in quel tempo in Francia era veramente all'avanguardia.
Nel frattempo egli aveva avuto diversi giovani collaboratori a cui con grande onestà aveva tramandato i suoi segreti professionali e la responsabilità dell’esercizio del suo studio.
Ricordiamo tra i primi ed i più attivi successori Benedetto Caselli che darà anch’egli origine ad una scuola e discendenza di fotografi, Lagalla che si trasferità a Teramo, Giuseppe Sgattoni, suo nipote e figlio di Rosina, che prenderà il suo posto ma che si trasferità anche a lui a Teramo sposando una Lagalla, Lino Romandini, pronipote, che si trasferità in Argentina, Aristodemo Cavezzi figlio della sorella Annunziata emigrato poi in America del nord, ecc.
Da queste ramificazione discenderanno poi, oltre ai fratelli Giuseppe e Giorgio Sgattoni, figli di Elisa Cameli, in società per alcuni anni con Coccia, Giovanni Romandini nipote di Rosina Cameli, Allevi Francesco e Napoletani nipoti di Giovanni Romandini.
Nel frattempo c’è un fotografo che non incontra grande successo
professionale e che è impegnato soprattutto a lavorare per un ceto minore, come quello vicino a dove abita (all’imbocco di Via Laberinto):
Luigi Rossi, detto “lu mute” per il suo handicap uditivo. I più anziani ricordano le sue due vetrinette appese davanti casa e nel vicolo della vecchia Posta, ove
facevano mostra alcune foto, soprattutto destinate a carte di identità dei suoi clienti (famose quelle del vicolo! Le foto non pagate e non ritirate venivano esposte capovolte … a testa in
giù …) Un interprete comunque commovente nel suo impegno iconografico e benvoluto da tutti
Un filone di attività fotografica
originale ed indipendente, affermatosi soprattutto nel campo della cronaca, è
quello che inizia con Silvio Baffoni, proveniente dal fermano, e che avrà in Carlo, suo figlio, un autentico protagonista nella pubblicistica sportiva, turistica e mondana della città. Le sue
foto sono oggetto di rappresentazione su riviste e giornali locali ed ancora oggi costituiscono un prezioso patrimonio di memoria cittadina. A lui succederà il figlio Mario che cesserà poi l’attività dopo alcuni anni, trovandosi la fotografia in quegli anni ad affrontare frontiere sempre più difficili a causa delle nuove tecnologie
incalzanti.
Altro fotografo storico da ricordare poi è
Umberto Traini, che da giovane, dopo due anni di apprendistato fatti a Roma presso un' affermato studio fotografico di ritratti per artisti , torna a San Benedetto e apre un proprio
studio prima in Via Pizzi e poi, nel 1929 in via Risorgimento.
Vertenza - Verbale
Gabriele Cavezzi è nato il 24 Maggio 1933 a Porto d’Ascoli (allora sotto Monteprandone) ma dai primi mesi di vita è vissuto sempre a San
Benedetto. Ha coltivato fin dalla giovinezza, insieme ad altre passioni, come quelle dell’Atletica Leggera, la voglia di scrivere, sia in senso cronachistico che storiografico, affiancando a
questa quella per la fotografia;
infatti insieme ad altri amici è stato uno dei primi soci fondatori del Fotocineclub Sambenedettese.
Professionalmente ha trascorso oltre 30 anni della sua vita al servizio dell’Ospedale Civile, di cui ha vissuto le vicende sin dagli anni in cui il nosocomio aveva sede in via Pizzi, terminando la carriera in qualità di dirigente amministrativo nel Servizio di Igiene e Sanità Pubblica di Piazza Nardone.
Ha collaborato con numerosissimi scritti su giornali scolastici, militari e nazionali, ma soprattutto locali, quali “La Vedetta”, di cui è stato anche direttore responsabile, “lu Campanò”, “Espresso Rossoblu”, “Mariner”, “Riviera delle Palma”, ecc.
Da oltre venti anni è presidente dell’Istituto di Ricerca delle Fonti per la Storia della Civiltà Marinara Picena, di cui cura la rivista
semestrale “Cimbas”.
Ha collaborato con contributi scientifici nella redazione di diverse opere storiografiche, locali, nazionali ed internazionali, prevalentemente sui temi legati ai rapporti con il mare.
Gabriele Cavezzi
Il famoso, maestro di scherma, passato alla storia per i suoi successi olimpici ed internazionali nell’arte
schermitoria, Agesilao Greco.
Fu lui a suggerire al Cameli alcuni colpi di spada da usare durante il duello.
UN DUELLO PER UN ACQUERELLO
La moglie dell'Avvocato Chiera in uno dei disegni a carboncino del Cameli, all'epoca disegnatore e fotografo.
Soggetto della " vertenza insorta fra i due duellanti a difesa del loro onore e della loro riputazione"
Le suddette immagini sono della Collez. Raffaele Merlini
Del Merlini esiste un ancor più dettagliato articolo su Facebook circa la descrizione dei personaggi Cameli - Chiera e dello storico evento del duello, al Link: https://www.facebook.com/groups/344548119072825/posts/1816272265233729/